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Appunti per l'intervento, sperimentati la prima volta in questo modo.
Appunti per l’intervento, sperimentati la prima volta in questo modo.

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Buonasera. Ringrazio tutti, Voi che siete venuti ad ascoltarci, i colleghi relatori, in particolar modo gli amici Stefano De Bartolo e Luigi Bennardo che mi hanno onorato della possibilità di presentare il numero 0 della Rivista cartacea Left Wing. Ringrazio i titolari della libreria Feltrinelli per l’ospitalità.
Sarò brevissimo perché abbiamo già goduto abbastanza della Vostra attenzione.
Procederò quindi per brevi accenni, utilizzando parole chiavi.
Inizio con la prima:

CRISI.
La risposta politica alla crisi che riscuote più consensi è quella innervata da demagogia e populismo. E le elezioni spesso le vince (o comunque non le perde) chi, oltre che alla testa (voto di opinione) e al cuore (voto di appartenenza) sa rivolgersi alla pancia (voto di scambio e promesse di giustizialismo)
Questo perché solitamente nei periodi di crisi si accentuano le diseguaglianze sociali e le tendenze all’oligarchizzazione della società e delle sue strutture di potere.
Prende forma e tende ad acuirsi la disparità tra diritti e dei doveri, i primi tendono a diminuire e i secondi a crescere e a intensificarsi.
E si sviluppa una progressiva disaffezione alla politica, ritenuta incapace di governare e risolvere i problemi, che talvolta si traduce in vero e proprio odio e delegittimazione alle Istituzioni ed ai Suoi rappresentanti.
Ma le crisi non sono solo rischi! Sono anche opportunità. Perché le crisi interrompono ciò che era dato per scontato e favoriscono la nascita di nuove idee e nuovi corsi d’azione, di nuovi paradigmi.
In questo senso un ruolo importante viene richiesto ai giovani. Non per fare giovanilismo, ossia disprezzare e buttare di colpo il passato e chi lo ha costruito, ma perché ai giovani (categoria debole della società) viene chiesto di apportare entusiasmo ed energia per fronteggiare e risolvere il momento di difficoltà. In questo senso a noi giovani si profila dinanzi la scelta di essere vittime della crisi o protagonisti della vittoria sulla crisi.
Seconda parola chiave:

DEMOCRAZIA.
La democrazia ai tempi della crisi perde la capacità di regolare la società e si presenta come elitaria ed oligarchica.
I partiti si presentano in difficoltà, stanchi e demotivati e si acuiscono i conflitti latenti nella società: in primis quello tra capitale e lavoro.
In questo periodo, stante la degenerazione del capitalismo, vengono messi in discussione i principi affermatisi in seguito alla rivoluzione francese, che hanno dato formato alle nostre democrazie: libertà, uguaglianza e fratellanza.
Noi italiani in particolare siamo diventati un popolo di telespettatori, più che di cittadini.

ITALIA
In questo scenario ed in questa epoca, l’Italia sembra presentarsi uno Stato troppo grande e distante per risolvere i piccoli problemi e uno Stato troppo piccolo per risolvere le grandi questioni.
Vi è assoluta necessità che si punti a ricostituire il welfare, che si punti a ottimizzare e rilanciare le politiche sociali.
Sono però fiducioso in quanto credo che la Terza Repubblica italiana sarà una sorta di ricorso storico della Prima Repubblica, in cui aumenteranno partecipazione politica e coesione sociale, in quanto essa si fonderà sui valori dell’antiberlusconismo, così come la prima si è fondata su quelli dell’antifascismo.
Ed in questo che ruolo è chiamato a svolgere il Partito Democratico? Il più grande Partito riformista e progressista d’Italia?

PARTITO DEMOCRATICO
Il Partito Democratico è chiamato più degli altri a farsi carico di questi problemi e delle sfide del futuro, perché – ed è stato interessantissimo apprenderlo nella rivista – noi siamo il Partito ‘’per la democrazia’’!
Noi crediamo profondamente nello spirito della democrazia e nel Suo essere strumento di giustizia sociale e pari dignità.
Da questo punto di vista dobbiamo prendere atto che il comunismo così come il socialismo hanno trascurato la ‘’questione antropologica’’ di cui l’on. Tronti parla nella rivista, ossia di aver dimenticato che l’essere umano è – cito testualmente ‘’…un individuo proprietario, con le sue caratteristiche, le sue pulsioni, le sue passioni, ..un individuo che vuole in primo luogo emergere come individualità economica: deve concorrere, deve farsi spazio, deve vincere, deve costruirsi una condizione di privilegio, ricchezza, etc. …>> . Cioè paradossalmente, la sinistra che da sempre mira all’emancipazione di tutti gli esseri umani, con la sua visione classista e sociale ha di fatto trascurato e finito per soffocare le aspirazioni individuali degli individui, che si sono vocati in massa al liberismo, facendo così cadere la sinistra stessa in una subalternità ideologica, di cui ancora è vittima.
Il Partito Democratico deve quindi vincere la sfida dello sviluppo diffuso, cioè i cui benefici siano diffusi, e sostenibile, cioè non dannoso per l’ambiente. Può farlo elaborando nuove politiche industriali e nuove politiche sociali. Puntando in particolare alla creazione lavoro, e all’affermazione di due grandi processi di democratizzazione: le energie rinnovabili ed internet. Sia le energie rinnovabili che internet, infatti, scardinano i monopoli (energetici e informatici) che finora sono stati in mano a gruppi oligarchici e danno la possibilità a ciascuno di produrre l’energia per la propria casa e accedere a quasi tutte le informazioni che servono, in tempo reale e da qualunque parte del mondo. Il Partito deve agevolare questi processi di democratizzazione.

EUROPA
La recessione e le successive politiche di austerity messe in atto dall’Unione Europea hanno indebolito le economie e lo stato sociale dei Paesi membri. Soprattutto di quelli del Sud dell’Europa, Italia compresa.
In questo contesto, intravedo il rischio del consolidarsi di un sempre più netto dualismo economico e sociale tra Paesi dell’ nord dell’Europa e Paesi del sud. Una situazione che potremmo definire ‘’questione meridionale europea’’, che si manifesta soprattutto nei campi dell’emigrazione di risorse umane (da sud verso nord) e dell’export di merci e prodotti di consumo (da nord verso sud).
E’ chiaro che, considerata questa situazione, la ripresa dell’Europa è in mano ai partiti progressisti degli Stati membri, come il Partito Democratico.

SUD
Infine il Sud. Personalmente considero la questione meridionale una delle più grandi e gravi diseguaglianze del nostro Paese. Ancora irrisolta.
Ma sono nello stesso tempo sono convinto che il Sud rappresenti una delle più grandi opportunità di sviluppo per l’Italia.
E sono altresì convinto che queste nuove politiche di sviluppo industriale, senza la quale non può esservi lavoro e dunque non può esservi legalità, potranno essere sperimentate soprattutto al Sud, che è territorio dalle potenzialità ancora inespresse.
Al mutare del paradigma di sviluppo infatti, gli ultimi, (cioè noi) possiamo paradossalmente trovarci a essere i primi, i quali, lo dico sperando di smontare un luogo comune molto diffuso anche tra noi, non siamo delinquenti per natura ma una popolazione privata di un sistema produttivo autonomo che si è così votata, per necessità, all’assistenzialismo e all’illegalità diffusa.
In questo senso dobbiamo lavorare per affermare un nuovo paradigma di sviluppo, il quale innescherà un nuovo miracolo economico italiano che questa volta vedrà protagonista proprio il Sud.
Ancora complimenti agli autori della rivista e agli organizzatori dell’incontro e grazie a tutti per l’attenzione!

Cosenza, 12 settembre 2013

Francesco Lo Giudice

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